Sono tutti laggiù, piccoli piccoli; per tanti altri, magari meno esperti, sembrerebbero solo invisibili puntini indistinti, ma per me no. Ormai c’ho fatto l’occhio, io, a guardare gli altri da quassù. Eppure non sono mica in vetta all’Everest o al K2! No, mica sono un alpinista! Sarò al massimo a sette, forse otto metri d’altezza, le mani (anzi le dita, che quelle per noi che facciamo arrampicata sono quasi un organo, un senso in più!) incastrate tra due pezzi di plastica gialla e viola, i piedi lo stesso, giusto un metro più in giù, la faccia quasi schiacciata su questa parete di plastica che sbuffa magnesite da ogni centimetro.
Intendiamoci: niente di serio, per carità! Non venite a parlare proprio a me di 9c, oppure 9b+, o altre diavolerie del genere! Anzi, coi numeri ho fatto sempre a pugni, fin dai tempi della scuola, per poi venirci a patti solo parecchi anni dopo! So solo che certe sigle indicano le pendenze delle pareti da arrampicare, e che alcune di quelle sigle sono sinonimo di eccellenza, perché vuol dire che alcuni campioni domano delle pareti che quasi sono orizzontali, invece che verticali, per quanto sono inclinate!!! Magari qualcuno di questi fenomeni lo conoscerò proprio qui all’Urban Wall, il prossimo 25 e 26 gennaio, durante la seconda edizione della Milano Climbing Expo! Sarebbe bello, per far due chiacchiere, ammirare dal vivo, chiedere qualche consiglio utile!
Per ora, la mia Silence o la mia Perfecto Mundo (due tra le vie più difficili e leggendarie da scalare al mondo, tanto per capirci..) è invece tutta qui, in questa semplice arrampicata, nella mia palestra preferita a pochi metri da terra. Eppure, credetemi, da quassù il mondo laggiù sembra così piccolo e lontano!! Sarà che ogni volta, la vera impresa non è salirla, questa parete, ma riuscire ad arrivarci, in palestra!!!
La borsa con scarpette, indumenti e minima attrezzatura è sempre pronta in auto, ovvio, ma la vita di tutti giorni si sa quello che è: la sveglia presto, anzi prestissimo, la mattina, due figli da portare a scuola, una moglie con cui ‘fare squadra’ per far sì che tutte le cose vadano per il verso giusto, il ‘capo’ in ufficio che sembra saper solo urlare, quel collega che alterna sigarette e caffè e che dilata a dismisura pause e chiacchiere, mentre io che sono arrivato per primo, stamattina, anche per primo vorrei andarmene, perché le mie pratiche e le mie scartoffie le ho sistemate da un pezzo, e se allora ti sbrighi a tornare al tuo tavolo dopo l’ennesima accoppiata “nicotina-caffeina”, magari non dico alle 18, ma almeno alle 1830 stavolta riusciamo a uscire dall’ufficio e buona sera a tutti, baci e abbracci e domattina si ricomincia…
Ecco, stavolta questo minimo, immenso miracolo è incredibilmente riuscito. E allora – vinto il braccio di ferro quotidiano col traffico cittadino, concessami via Whatsapp un breve tregua da mia moglie Donatella (passerà lei a prendere Paolo e Claudia, i nostri bambini, dopo la lezione di pianoforte: che angelo!), quasi strappatimi di dosso camicia e cravatta per cambiarmi il più in fretta possibile – eccomi qua, aggrappato a questa parete, per una manciata di minuti al di sopra da quel caos armonico che pure è la mia vita quotidiana, alla ricerca perenne di un pur precario equilibrio, ma quasi rinfrancato dall’idea di essere riuscito, seppur solo per qualche minimo istante, a sconfiggere la forza di gravità, e di poter allora continuare a salire, e salire ancora, leggero, sempre più leggero…
A pensarci bene, deve essere proprio questa infinita voglia di leggerezza, a quei grandi campioni e pure a un semplice appassionato come me, a spingerci quassù, tra passi incerti, dita doloranti, sbuffi di magnesite.
Sapete che mentre vi parlo, e guardo quegli omini che si agitano e si dimenano laggiù, mi è venuta in mente un’idea? Magari ci porto anche Donatella, Paolo e Claudia, all’Urban Wall per la Milano Climbing Expo! Magari anche loro hanno un’irresistibile voglia di leggerezza da condividere insieme….