Di Dario Ricci
Il cielo in una grotta. Sì, proprio in una grotta, in Norvegia, a Flatanger, Stefano Ghisolfi ha toccato il cielo. O meglio, (quasi) il suo corrispettivo numerico nell’arrampicata: 9b+. Tanto ‘vale’ Change, «una via lunghissima – racconta proprio Stefano, torinese, 27 anni, atleta del gruppo sportivo Fiamme Oro, in esclusiva per Urban Wall – perché conta 55 metri e 185 movimenti, mentre le vie normali si aggirano di solito sui 20 metri. E’ stato un bagno di sangue!» espressione tutt’altro che metaforica, e che Ghisolfi ha usato più volte da quel fatidico 28 settembre, giorno dell’impresa: «Altro che metafora! – precisa infatti divertito durante la nostra chiacchierata telefonica – Il fatto è che soprattutto nell’ultimo tratto avevo tutti i polpastrelli feriti a causa delle rocce aguzze, e quindi alla fatica si è sommato il dolore… ma ho stretto i denti, tenuto duro e ce l’ho fatta!»
Parete storica
A dare l’idea del valore di aver domato Change, basti ricordare il nome dell’unico atleta che ce l’aveva fatta prima di Stefano, e quando: Adam Ondra, 4 ottobre 2012. Un’eternità, sportivamente parlando, che quasi aveva spinto la parete norvegese nel dimenticatoio, archiviata come impossibile per altri che non fossero il 27 asso ceco nativo di Brno. Proprio in questo è la soddisfazione di Ghisolfi, e «non sorprenda – ci dice – se con Adam ci siamo sentiti più volte, per scambiarci impressioni e pareri: come sempre nel nostro sport, il vero confronto è con la parete che si va ad affrontare, e aver ‘reinserito’ Change nella storia attiva dell’arrampicata dopo ben 8 anni conferisce ancor più valore a quanto fatto da Ondra nel 2012»
Differenze
Se il risultato è stato lo stesso, diverso il modo in cui Ghisolfi è arrivato là dove solo il campione ceco era stato finora capace di arrivare: «Fisicamente siamo diversi – evidenzia Stefano – Adam è più alto di me, e anche questo è stato stimolante, perché è come risolvere lo stesso problema con strumenti e modalità differenti. Senza trascurare che per avere la meglio su Change, a differenza di quanto era accaduto con Perfecto Mundo (altro 9b+, a Margalef, in Catalogna, ndr) nel 2018, mi sono di fatto trasferito in Norvegia per quasi due mesi! Una lunga fase di studio e preparazione, tanto che nei giorni precedenti ero caduto un paio di volte verso la fine, e anche il 28 settembre non ero sicuro di farcela, anche perché era una giornata piuttosto calda, intorno ai 17°, e non mi sentivo molto in forma…per fortuna la mia fidanzata, Sara Grippo, mi ha spinto a provarci lo stesso: passata la prima sezione, molto dura e complessa, ho amministrato le energie nella seconda, e dato tutto nella terza e nell’ultima parte. Direi che è andata bene, no? », ride soddisfatto.
Un’estate italiana
Una sfida, e un successo, nati anche in seguito al lockdown e al tramonto del sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020, rinviate al luglio 2021 e che segneranno (nella speranza possano svolgersi…) l’esordio dell’arrampicata sportiva nel programma ufficiale a cinque cerchi. «I mesi di lockdown sono stati davvero difficili, per tutti noi – sottolinea Ghisolfi – ma per fortuna la parete che ho nel garage di casa di ha permesso di allenarmi senza perdere troppo in termini di preparazione atletica e tecnica. Sfumato il sogno olimpico, poi, avevo bisogno di un nuovo progetto forte e intrigante, e Change è stato l’ideale anche sotto questo punto di vista.» Senza trascurare che anche nei dintorni di Arco di Trento, dove vive, Stefano ha trovato il modo di non annoiarsi…«E come avrei potuto, con le bellissime pareti che abbiamo qui in zona!? Il 13 luglio scorso ho infatti liberato The Bow (9a+ proposto) sulla falesia di Padaro, e in precedenza, a fine maggio, avevo fatto la prima salita di Beginning, 9a/+ all’Eremo di San Paolo, sempre vicino Arco. E sempre qua intorno ho adocchiato già una parete che secondo me potrebbe essere un 9c…»
Prospettive e consigli
Insomma, si può ben dire che l’appetito vien…scalando che dopo Change è diventato uno dei soli tre climber al mondo (insieme a Ondra e al tedesco Alex Megos) che possono vantare due salite di grado 9b+ o 9c. E sempre a Flatanger, nella stessa grotta di Change, c’è anche Silence, il 9c domato appunto da Ondra: «a guardarlo, credo potrei adattarmi anche a quello – spiega Ghisolfi, (che sempre durante l’estate è diventato componente del team Green Heroes, costituito da cinque assi dello sport italiano che legano la loro attività alla tutela ambientale, ndr) – e davvero potrebbe essere questo il nuovo obiettivo per la prossima estate. Intanto, per quanto possibile in questi tempi difficili, continuerò ad allenarmi, e il mio consiglio a tutti gli appassionati è quello di continuare a farlo, nel rispetto delle regole e dell’ambiente, sia indoor che outdoor: palestra e falesia non sono antagoniste, anzi! L’importante è allenarsi e divertirsi, soprattutto per chi fa attività amatoriale, e in questo senso la dimensione urban dell’arrampicata può avvicinare al nostro sport tanti curiosi e nuovi appassionati. E chissà magari poi qualcuno, in futuro, sarà bello ritrovarlo sulla vetta di Change!»
NdR: intervista effettuata prima dell’ultimo DPCM che ha imposto la chiusura delle Palestre in Italia.